DIETRO LE QUINTE: IL CONGRESSO PROVINCIALE DELLA DC DEL 7/8 GIUGNO 1986

Viene spontaneo il confronto percentuale tra i risultati dell’ultimo congresso, con i risultati di quello precedente, svoltosi nel 1983.

Elezione del comitato provinciale
Liste in lizza 1983 1986
1 – Ex Morotei:
Confronto 15,14 12,16
2 – Fracanzani 34,81 28,71
(+ Bentsik)
3 – Nuovo Progetto 10,71 12,02
4 – Ex Dorotei 39,34 36,04
5 – Andreotti 11,07

Nella precedente tornata, l’elezione del segretario provinciale ha visto la contrapposizione tra due schieramenti, che possono essere definiti, secondo i vecchi schemi, tra “sinistra” (Fracanzaniani, ex morotei e Bentsik) e “destra” (ex dorotei e nuovo progetto) con la vittoria del candidato di “sinistra”: il prof. G.P. Romanato.

Nell’ultimo congresso provinciale ci si aspettava nella logica dei risultati del congresso nazionale (in cui tutti i gruppi padovani sono confluiti nel listone di De Mita, ad eccezione del gruppo di Garro, che è confluito nella lista di Andreotti) che tutte le forze in campo convergessero su un unico candidato ed, invece, le componenti del cosidetto listone di De Mita si sono rotte a Padova su un problema statutario, cioè sull’incompatibilità del candidato avv. F.Cremonese; la larga maggioranza che lo ha eletto rappresenta senza dubbio un successo personale.

Come era nelle previsioni, l’ostacolo che era solo di natura formale è stato facilmente superato e nella prima riunione del comitato provinciale, svoltosi il 20 giugno U.s.,il segretario eletto ha potuto dare l’avvio ad una gestione unitaria del partito.
Non era logico che il gruppo dell’onoFracanzani (più forte a Roma) e quello dell’onoZampieri corressero “spaiati”, dal momento che sia in termini di linea politica, che in termini di struttura interna e di ruoli esterni si era andata consolidando una certa intesa.
Tale linea di tendenza era potenzialmente già presente nella composizione del precedente comitato provinciale: la struttura degli equilibri interni di partito era una struttura da “carro celeste”: con due ruote maggiori (ex dorotei e fracanzaniani) e due ruote minori (exmorotei e nuovo progetto).

E all’interno delle due ruote maggiori, ci sembra che l’intesa personale tra i due maggiori leaders: I’on. Fracanzani e l’on. Zampieri abbia avuto molte occasioni per “venire a galla”. Tra i momenti più significativi ricordiamo la preparazione alle liste comunali (ad es. Galzignano, Piombino Dese, Este, Fontaniva, Carmignano di Brenta e S.
Giorgio delle Pertiche etc.), alla lista provinciale (nascita della coppia Frigo-Toscani) e la confluenza – concordata da tempo – nell’unico listone regionale e nazionale; infatti gli ex dorotei padovani nella fase preparatoria presso le sezioni al congresso nazionale non hanno espresso alcun programma politico scritto, mentre i fracanzaniani (ex sinistra) hanno pubblicato un documento, i cui contenuti potevano essere tranquillamente sottoscritti dagli ex dorotei (in tal
modo tutti sono diventati ex).

Tale “entente cordiale”, di recente battezzata come “due cuori e una tenaglia” è il frutto di uno schema, vecchio di più  di dieci anni, scientificamente predisposto dall’On Zampieri, che prevedeva – tra le altre cose – che ad Este i dorotei non dovevano mai fare politica sul serio (ancorati cioè anche sui problemi di Este) e dovevano restare – comunque – un gruppo di pressione a garanzia degli equilibri padovani. L’ultima prova è data dalla recente elezione del segretario e del direttivo sezionale, in cui gli amici dell’OnoZampieri hanno votato per il candidato fracanzaniano, salvando i fracanzaniani da una situazione imbarazzante, dal momento che come gruppo avevano perduto la maggioranza assoluta dei voti.

Non è un fatto isolato, da tempo è un cardine di una strategia che si è andata rafforzando anche nella composizione dell’ultimo comitato provinciale, dove entrambi gli onorevoli hanno consolidato il loro “pacchetto” personale di fedelissimi.
In sintesi, se fosse possibile semplificare in uno schema gli equilibri interni della DC padovana potremmo dire che essi tendono verso una struttura bilanciata, in cui l’esistenza distinta di due piatti della bilancia, non è per ora legittimata da una distinta posizione politica. Questa constatazione può spiegare il senso di vuoto e di incertezza che ha avvolto la inevitabile dialettica interna, che, se priva di una distinta copertura politica generale, se non agganciata ad una progettualità concreta e se non riferita a legittima area di interessi, rischia di obbedire esclusivamente a delle logiche di feeling personali.

In questo contesto è possibile anche capire il successo imprevisto del gruppo coordinato da Garro, costituito da iscritti che hanno superato in anticipo i vecchi schemi della dialettica politica e che puntano ad un nuovo rapporto con la base su problemi concreti della nostra gente.
L’analisi e l’ipotetica individuazione di schemi è sempre una indagine riduttiva ed Astratta, se essa non viene accompagnata da una riflessione –anche se abbozzata- sui processi che investano le forze interne ed esterne al partito.
Certamente per la maggioranza degli iscritti alla DC, la raggiunta unità romana e padovana rappresenta un risultato indubbiamente positivo, anche se tornando nell’ambito padovano, possono serpeggiare ancora mugugni sul fatto che il segretario provinciale DC sia diventato prezioso anche per il Prof. Prezioso e viceversa.

Solo una minoranza, per alcuni gretta e inconsolidabile, per altri consapevole e lungimirante può porre riserve sulla convergenza silenziosa tra “l’anima cattolica” e il “corpo manageriale” della DC padovana, tra la capacità di sublimazione eterea dell’On.Fracanzani e le qualità di sottomarino atomico dell’On.Zampieri.

Per l’elettorato, per il cittadino medio, per le forze civili la ritrovata unità romana della DC può essere acriticamente accostata alla unità del PSI (congresso di Verona) e all’unità del PCI (congresso di Firenze), può vicine alla DC, come gli imprenditori e coltivatori agricoli, hanno manifestato prima del congresso la esigenza di una maggiore trasparenza e rappresentatività di interessi legittimi nel partito; ora nell’attuale comitato provinciale non è presente alcun rappresentante dell’area agricola. Tale assenza stimola ad una analisi del “curriculurn” professionale dei membri del comitato provinciale e ad un esame delle modalità di selezione della classe dirigente del partito, anche a livello provinciale.

Senza per ora andare lontano, è sufficiente osservare che l’unità interna della DC, la maggiore consapevolezza di un proprio ruolo politico da parte delle forze produttive, la ricchezza di fermenti dell’area cattolica, coordinate anche localmente da una forte leadership morale e civile, l’auspicabile risveglio delle forze sindacali, rappresentano
tutti fattori positivi per un nuovo e articolato rapporto tra la leadership politica democristiana e la realtà civile padovana.