Che questa estate sia cominciata nel migliore dei modi, proprio non si può dire: spesso piove e inoltre ci siamo assorbiti la radioattività di Chernobil, tanto che per il turismo sono pianti e per gli orticoltori grida. Però fra tanti malanni, qualcosa di positivo ce l’ha portato: l’accordo sui decimali di scala mobile e il rientro di 2900 licenziamenti di un forte gruppo commerciale, presente in tutta Italia che si distingue per l’applicazione di prezzi veramente concorrenziali.
Proprio questo ultimo fatto mi porta ad esprimere alcune osservazioni su quanto avvenuto: per prima la soddisfazione nel pensare che 2900 famiglie possono guardare al domani con rinnovata serenità, e questo grazie, in particolare a politici e sindacalisti che, dopo lunghe trattative, sono, forse, riusciti a convincere la controparte del fatto che l’azienda va bene e che i bilanci passivi e più rossi del vino al metanolo sono errati e quindi devono considerarsi neri e in attivo.
Questo miracolo è di norma in Italia e gratifica sempre le grosse aziende, mai le piccole.
Certo che questo tipo di miracolo viene a costare caro e per ottenerlo occorre una costante trasfusione di denaro pubblico alle aziende in crisi, onde evitare chiusure e licenziamenti. Allora, però, queste aziende da molti ritenute convenienti per i bassi prezzi applicati, mi sembra non lo siano più, perché ad esempio, il prodotto da esse acquistato viene pagato due volte: la prima in base allo scontrino fiscale che mi viene rilasciato, la seconda firmando una specie di assegno in bianco che sarà usato da chi deve salvare l’azienda dalla crisi e che non mi dirà mai di che percentuale è aumentato l’acquisto fatto.
Un’altra osservazione: in Italia si stanno diffondendo a macchia d’olio i grossi gruppi commerciali, specie nel settore alimentare, con punti di vendita sia nelle grandi città che nei piccoli comuni: da qualche parte si sostiene che ciò è segno di progresso e che l’Italia si deve allineare alle altre nazioni più progredite commercialmente, anche se queste ultime stanno ormai facendo marcia indietro e riscoprono il negozio tradizionale.
La terza osservazione è di ordine locale e riguarda un pò il mandamento di Montagnana.
Nella bassa padovana con tutte le sue contraddizioni e i suoi problemi, molte persone, politiche e non, hanno creduto di vedere come un progresso l’insediamento di grossi punti di vendita, a loro parere apportatori di convenienza e servizio e capaci di tenere in loco i clienti che periodicamente si recano ad acquistare fuori paese. A questo
proposito è da sottolineare che molti piani commerciali dei nostri comuni sono stati modificati per poter essere pronti ad eventuali richieste di insediamento. Nel comune di Montagnana è andata così, ed ora possiamo vantare un grosso punto di vendita alimentare tra i più efficienti e progrediti della provincia. A due anni dalla sua apertura penso sia interessante osservare se gli obiettivi di convenienza e servizio che sono stati lo scopo del rilascio dell’autorizzazione
commerciale, siano stati raggiunti. Qualche risultato positivo penso si sia ottenuto. in quanto il punto vendita aperto in Montagnana ha assorbito una decina di persone prive del posto di lavoro e forse ha fatto muovere da casa qualche buona massaia abituata a risolvere il problema della spesa per telefono e con il servizio a domicilio.
Risultato meno positivo penso si sia ottenuto, nel convincere a fare acquisti in loco quei concittadini abituati a fare il giretto in macchina fino alle cittadine vicine (Legnago in particolare) e questo è evidente se si considera che molti montagnanesi acquistano da anni prodotti alimentari nei supermercati di Legnago, pur trovando sulla loro strada il
punto vendita delle Cooperative Agricole del Veneto (Mucca) che, si dice, pratica prezzi veramente interessanti. A confronto con questi piccoli risultati positivi possiamo vederne parecchi di negativi. lo mi voglio soffermare soltanto su uno di questi: il risultato negativo riguarda il servizio.
Se è vero che il fine primo di ogni azienda non è la beneficenza ma l’utile e possibilmente il monopolio della zona dove agisce, dobbiamo aspettarci che, tra non molto, quasi tutti i piccoli punti vendita dovranno sparire: è la legge della giungla, il più forte abbatte il più debole; e a Montagnana non è poi tanto difficile che ciò so verifichi vista anche la situazione demografica degli ultimi vent’anni e considerando anche che, a difendere gli esercenti non ci saranno certo i politici, i sindacati o neanche le sovvenzioni da parte dello Stato; lo stesso istituto di Previdenza, abbastanza elastico con le grosse aziende, è fortemente rigoroso con le piccole. Qualche risultato lo si può già vedere: in tutto il
comune di Montagnana sono rimasti solo otto negozi di generi alimentari (solo tre nel centro storico); nella grossa frazione di Borgo S. Marco sono spariti tutti e due gli alimentaristi e così è successo nelle frazioni di Borgo Frassine, Cicogna e Ranfolina e in tutta la zona sud della città; i quartieri Facchini, Fracasso e Peep devono recarsi in centro per trovare un negozio ed è facile immaginare il disagio per quei cittadini ché si trovano magari sprovvisti inaspettatamente.
Altra osservazione riguarda il rapporto umano tra chi vende e chi compra: da sempre nei nostri paesi abbiamo considerato il bottegaio persona di famiglia, certe volte quasi un confessore, pronto a dare il consiglio giusto sull’acquisto da fare e pronto, anche, a comprendere qualche problemino economico della famiglia. In questi grossi
centri, invece, trovi spesso tanta roba, tanta gente e tanta solitudine, come succede nei quartieri della grande città. Per il personale, poi, il cliente è spesso solo un’anonima persona che entra con un carrello, gira per il locale sperando di scegliere le cose giuste, e poi va a svuotarlo alla cassa bensintende dopo aver pagato; si perché in questi super negozi non esiste il credito, non ci sono i libretti da pagare a fine mese e oltre; qui nessuno ti fà credito se sei disoccupato o la pensione è in ritardo ecc., sistema questo che, se applicato, avrebbe consentito di tirare avanti a più di un piccolo bottegaio, qui invece o paghi o non porti a casa niente.
Per fortuna il periodo delle vacche magre dovrebbe essere finito e speriamo che tutto vada per il verso giusto, perchè sarebbe penoso dover ammettere, magari troppo tardi, che si comprava meglio quando si credeva di comprare peggio e che alla fine era più comodo e conveniente il bottegaio sotto casa, bottegaio che purtroppo non c’è più.
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