Sarà un vero affare?
Con l’apertura del nuovo centro commerciale di Este, l’Interspar, in quartiere Pilastro, nell’area ex Capodaglio, si chiude
un’era per il commercio al minuto nella nostra città.
E dovrebbe chiudersi, parimenti, una vicenda che da qualche anno, da quando cioè il sindaco Franco Greggio ha annunciato ai commercianti di Este la venuta in città di un “grosso” imprenditore, sta turbando i sonni di molte famiglie. E’ agli alimentaristi in particolare che la notizia non è mai piaciuta molto, anche se il sindaco aveva loro prospettato, in un primo momento, la possibilità di entrare a far parte della società in cambio della licenza. Poi, per le indecisioni della categoria, a quanto rilevato dal Sindaco, non se ne è fatto più nulla. Così anche Este, in linea con la programmazione regionale, ha un suo grosso supermercato, mentre gli operatori estensi dopo essersi allarmati, hanno abbandonato il campo alla concorrenza, ritenendo di risolvere i loro problemi con il ricorso a soluzioni individuali.
Ora, a due anni di distanza, aperto l’Interspar, la: categoria si trova in una fase di stallo; solo alcuni infatti, si sono mossi per rinnovare l’ambiente e diversificare i prodotti, pochi altri accennano a specializzarsi, mentre la maggior parte attende gli eventi.
Quali contraccolpi provocherà l’apertura del supermercato di alimentari e della ventina di negozi di altro genere, compresi nella stessa area? Ci sono prospettive per la soluzione dei problemi che sicuramente l’ “operazione Interspar” solleverà?
La presenza di questa nuova realtà è destinata a sbilanciare sensibilmente i programmi di equa distribuzione di tali attività commerciali sul territorio comunale. È ancora possibile, a questo punto, concretizzare l’orientamento prospettato dall’amministrazione comunale circa lo spostamento delle licenze in zona Peep, a Meggiaro? Sen-
za dubbio l’apertura dell’Interspar sul lato opposto della città contribuirà a spingere gli esercenti verso questa decisione, nonostante le grosse difficoltà da superare. Nel nuovo quartiere sembra, tra l’altro, che non ci siano locali da affittare, ma solo in vendita e a prezzi proibitivi. Per un ambiente da supermercato, nella zona dei miniappartamenti del comune, si parla di mezzo miliardo, una cifra esorbitante soprattutto per-chi si trova a dover traslocare per forza.
Altri problemi sono comunque previsti per questo settore economico, con l’inserimento di una siffatta struttura moderna e particolarmente dinamica in un settore abituato ad evolversi con notevole lentezza, almeno qui da noi.
La modificazione nel contatto con il pubblico, ad esempio, appare inevitabile. Potranno tutti compiere l’indispensabile salto di qualità: differenziare, cioè, la loro attività o specializzarsi? C’è ancora molta perplessità in merito, anche perchè sono in molti a chiedersi quali reali vantaggi ne ricaverà l’utenza, se non una leggera spinta al consumo. È indubbio che un centro di queste dimensioni favorirà l’afflusso di un maggior numero di acquirenti anche dal circondario. Per l’economia della zona dunque, oltre al vantaggio dei costi inferiori per alcuni prodotti che una struttura come l’Interspar potrà essere in grado di offrire al singolo, dovrebbe verificarsi un ritorno di denaro da tradurre in maggior benessere.
Quest’ultimo aspetto, seppure importantissimo, non sembra sia stato preso in considerazione o per lo meno non ha pesato molto sulla bilancia al momento di concedere l’autorizzazione. Di fatto l’iniziativa non è estense e anche i guadagni, di conseguenza, circoleranno altrove. È un altro interrogativo questo, che induce a riflettere sulla bontà dell’iniziativa, anche in considerazione del fatto che della ventina di persone (tutte di sesso maschile) che troveranno impiego nel supermercato, gli estensi risultano essere solo poche unità.
Pensiamo dunque ai risultati che una simile operazione, voluta dall’amministrazione comunale, si accinge a produrre: il decentramento di una grossa fetta di attività commerciale al minuto al Pilastro, con un sicuro miglioramento dell’aspetto organizzativo di Este, se visto dall’esterno; in contrapposizione va registrato il brusco disorientamento di una categoria tra le più radicate nel tessuto della città, una spinta speculativa nella vendita dei locali per il commercio e il potenziale abbandono del centro storico e lo scollamento tra esercenti e cittadinanza con il pericolo, in definitiva, di una rottura di quei rapporti che hanno finora contribuito in larga misura a fare di Este una città vivibile.
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