In un mondo ove regnano l’egoismo e la rapacità, legate molto spesso alla disonestà, è doveroso ricordare persone come Bruno Fogo che ebbero nella vita, quali punti di riferimento, gli ideali, il disinteresse personale e l’onestà più completa. La sua esistenza è stata tutto un susseguirsi di comportamenti che evidenziavano una concezione etica della vita. Scelta di vita, dunque, perché il modo suo di rapportarsi agli altri e alla società, era dettato non da criteri mirati ai propri vantaggi, ma si basava sull’impegno morale e ideale chiaramente indirizzato al “bene comune” ; tutto questo sostenuto da una volontà e da una combattività eccezionali.
Bruno era un uomo stimato ed ammirato anche da coloro che avevano ideologie molto diverse dalla sua, anche perché era sempre disponibile al dialogo, non era settario e pur avendo solide convinzioni personali, riusciva sempre a mettersi dal punto di vista dell’altro.
Per lui, carriera, denaro e successo erano parole vuote e prive di significato, e questo suo modo di concepire la vita lo rivelava vivendo in maniera semplice e modesta. Bruno nacque nel 1921 e giovanissimo, a sedici anni, entrò in qualità di apprendista all’Utita di Este. La famiglia dalla quale proveniva era un “famiglia sovversiva”. Il padre Romano era un vecchio antifascista perseguitato; il fratello Silvio, seguendo le orme paterne, dovette emigrare a causa delle continue persecuzioni subite, lasciando la moglie e cinque figli.
Nel 1943 Bruno entrò nell’ organizzazione partigiana e contemporaneamente si iscrisse al partito comunista. In quello stesso anno organizzò all’interno dell’Utita il primo sciopero per motivi salariali e rivendicati vi, ma con una chiara finalità politica ed antifascista. Verso la fine della guerra la casa ove abitava con i fratelli e i genitori fu danneggiata dai bombardamenti ed allora la numerosa famiglia fu sistemata per un lungo periodo in una unica grande camera; tale sistemazione creò ali’ intera famiglia moltissimi disagi. Quando Bruno si sposò, date le sue scarse possibilità economiche, dovette abitare una casa fatiscente e senza servizi igienici, tutto ciò procurò notevoli difficoltà specie dopo la nascita dei figli.
Eppure mai si lagnò e mai protestò. Durante la guerra partecipò a varie azioni partigiane, in particolare il 21 ottobre 1944 assieme ad Antonio Zanato distrusse la linea telefonica “Monselice-Este”, che collegava il comando tedesco con le zone limitrofe, creando un danno notevole alle comunicazioni del!’ esercito occupante.
Egli spesso usciva di casa nel cuore della notte e senza dire niente alla moglie, rischiando la vita, partecipava a pericolose operazioni di sabotaggio contro i tedeschi.
A dimostrare la sua umanità ed il suo spirito di sacrificio valga questo fatto: negli anni settanta venne assegnata alla sua famiglia un appartamento dell’INA. Il sindaco di allora chiese a Bruno di rinunciare a questo alloggio in favore di una famiglia bisognosa che, in quel momento, non riusciva a trovare casa. Ebbene, anche in quell’ occasione Bruno Fogo mise da parte i suoi legittimi diritti ed andò ad abitare in un appartamento di proprietà privata per il quale dovette pagare un fitto molto oneroso e solo dopo moltissimi anni poté usufruire di una casa della “Cooperativa Case Operaie”. Come attivista sindacale diresse e partecipò a tutte le successive lotte operaie all’interno della fabbrica, senza mai eccedere in comportamenti fanatici ed estremisti, dando prova di una grande coerenza e di una notevole forza d’animo.
Venne eletto consigliere comunale per il PCI, dal 1956 al 1960, successivamente dal 1975 al 1980; nel contempo venne anche eletto per lo stesso partito consigliere provinciale. Per il suo impegno politico e sindacale subì sistematiche discriminazioni che si concretizzano nella esclusione da ogni possibile carriera e nelle continue minacce di licenziamento. Nonostante ciò per sempre fu dirigente della FIOM-CGIL. Dopo oltre quarant’anni di lavoro lasciò la fabbrica e andò in pensione; ma non andò in pensione come attivista politico, infatti partecipò con continuità alla vita di partito quale membro del direttivo del PCI prima e del PDS poi.
Come intensamente partecipò all’attività politica, così fu interessato alla gestione di altre istituzioni cittadine: ed eccolo quindi impegnarsi nel consiglio di amministrazione della Casa di Riposo di Este, conseguendo anche in tale occasione la stima e la considerazione di coloro che ebbero modo di avvicinarlo. Improvvisamente morì l’otto maggio 1994 stroncato da un attacco cardiaco. Nella sua vita non stette mai dalla parte dei potenti e del potere, ma lo si trovò sempre a difesa delle ragioni dei deboli, “di quelli che non contano”.
Questo, per il suo modo di essere uomo. E’ giusto, infine, dopo aver descritto brevemente la vita di Bruno Fogno, concludere con le parole pronunciate da Monsignor Danilo Serena nell’ orazione funebre: “Bruno nacque povero, lavorò per i poveri e morì povero”.
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