Intendiamo continuare il dialogo con i lettori estensi, mantenendo la scelta metodologica di partenza.
.. – OMISSIS – …
Nonostante la mole dei fìnanziamenti ottenuti e dei lavori deliberati, solo una parte delle opere sono ultimate; tale situazione legittima il titolo di questo articolo e il perché riteniamo di essere in mezzo al guado.
E’ stata realizzata la nuova piscina, attraverso un’impostazione innovativa e vincente, anche a merito del prof. G. Comisso, attuale assessore allo sport.
Sono state ultimate le case popolari, ma sono in corso di realizzazione le fognature, la ristrutturazione di Villa Dolfìn-Boldù, il nuovo asilo nido, le scuole materne a Este nuova.
In via Vallesina, è peraltro ultimata la casa di accoglienza di madri in difficoltà, la cui gestione sarà offerta dal Centro di aiuto alla vita.
Ma siamo in mezzo al guado, anche per ciò che riguarda il processo di implementazione del controllo di gestione, attivato anche con il suddetto ufficio del controllo interno;
raggiunto l’obbiettivo della verifìca e del coordinamento, sarà necessario fare un salto di qualità per raggiungere l’obiettivo successivo di un pieno coinvolgimento delle risorse umane dell’organico comunale.
Siamo in mezzo al guado anche per quanto riguarda la situazione del servizio ospedaliero.
Con fatica, e per “il rotto della cuffia” è stato possibile tamponare la progressiva penalizzazione dell’Ospedale estense ed è stato possibile insistere con le persone e indirettamente presso le autorità competenti (in primo luogo con il Presidente della Regione Giancarlo Galan, che ne era già convinto, vedi dichiarazione presso il Manfredini) sulla necessità e/o opportunità di un Ospedale Unico per tutto il territorio dell’ASL 17; in tal senso auspichiamo che il sindaco dr. V. Mengotto assuma, ad interim, anche formalmente, l’assessorato alla sanità, in modo da offrire un ulteriore segnale sulla nostra determinazione ad ottenere ciò che è stato anche pubblicamente promesso.
Non pretendiamo che il dott. Zurlo diventi il mago Zurlì, ma siamo convinti che, come è stato sollecito ad impegnarsi a presentare quanto prima anche a tutti i sindaci del territorio (che l’hanno auspicato all’unanimità) lo studio di fattibilità e/o il progetto dell’Ospedale Unico, lo sarà altrettanto ad assicurare contemporaneamente e conseguentemente nel periodo transitorio la funzionalità dei servizi e la vocazione delle singole strutture in essere.
Riportiamo in proposito un ampio stralcio di un recente studio, da me condotto, che ha sortito alcune osservazioni sul piano di riorganizzazione della rete ospedaliera dell’ASL 17 con particolare riferimento alla attività materno-infantile.
Auspico quindi che sul suddetto piano di riorganizzazione, su suddette osservazioni e su altre eventuali proposte, tutti i sindaci del territorio siano espressamente convocati per esprimere in proposito il loro parere.
Siamo in mezzo al guado sulla situazione per il piano regolatore generale in via di adozione da parte del consiglio comunale.
Confesso che non sono un “tuttologo” e che, solo recentemente, mi sono interessato in maniera più approfondita del problema dell’urbanistica. Perciò, non posso che prendere atto che l’impostazione di fondo data al problema dall’amministrazione “Toso” è stata acquisita e integrata dall’amministrazione “Mengotto”.
A questo punto, non è possibile, né auspicabile cambiare rotta. Ma è possibile qualificare tale scelta come una scelta conservatrice nel senso forse più nobile del termine.
Posto che per la realizzazione del piano regolatore è giocoforza affidarsi in tutto o in parte alle regole del mercato, mi chiedo se sono state eseguite delle simulazioni economico-finanziarie sull’incontro tra la domanda e l’offerta di unità immobiliari site nel centro storico.
E’ necessario razionalizzare l’incertezza di ciò che accadrà in futuro attraverso gli strumenti che la scienza economico-statistica mette a disposizione; infatti, non si può certo aspettare l’esito della sfida tra 10-15 anni come ha suggerito il progettista arch. prof. Cervellati.
Dopo aver individuato i vari segmenti del mercato quali possono essere le villette a schiera, il “mini” per i single, il “midi” per la giovane coppia, l’appartamento di rappresentanza etc., sarà necessario monitorare continuamente la situazione, per non constatare tra dieci anni che chi voleva comprarsi una villetta a schiera è andato a Ospedaletto Euganeo e che le nuove unità nel centro storico rimangano invendute, magari perché i prezzi unitari dell’offerta possano risultare superiori all’andamento del mercato.
E ciò anche allo scopo di poter attivare una politica di tempestivi ed opportuni incentivi ai fini del conseguimento degli attuali obiettivi del P.R.G., e quindi per impedire che la suddetta scelta possa apparire nei prossimi anni come elitaria e
velleitaria.
Per quanto riguarda la cosiddetta “Cittadella Finanziaria”, l’orientamento di concentrare i vari uffici pubblici, compresi quelli giudizi ari, corrisponde senza dubbio ad una logica di razionalizzazione, in termini di costi e funzionalità. Si corre però il rischio di penalizzare il centro storico, come unità di abitazioni, negozi ed uffici, che costituisce una comunità integrata e vitale.
In tal senso esprimo un’opinione del tutto personale: mentre per taluni uffici, quali la Guardia di Finanza, la collocazione in sede decentrata non pone particolari problemi, in merito allo spostamento del tribunale, ritengo, si debba ulteriormente riflettere.
In mezzo al guado è il movimento politico dei cattolici.
Dopo la vittoria giudiziaria di G. Andreotti, la morte dell’on. B. Craxi, il fallimento “morale” di “Mani Pulite”, i cui protagonisti (Borrelli e Di Pietro) hanno preferito far carriera altrove, dopo la sconfessione interna dell’Ulivo di Prodi, D’Alema, Bindi e Berlinguer, il periodo di delegittimazione politica dell’ex D.C. è in via di superamento.
S’impone quindi il problema di iniziare a dare una giusta collocazione al passato e futuro del movimento politico dei cattolici.
Poniamo subito quattro tesi fondamentali:
• la prima, di carattere generale riguarda la crisi dei democratici-cristiani, che è e rimane una crisi di cristiani; e più precisamente una crisi di fede tra gli stessi cristiani.
Negli ultimi trent’anni il processo di scristianizzazione della società e quindi anche di quella estense, presenta aspetti preoccupanti, tanto più gravi quanto inediti rispetto al passato anche lontano.
Ciò posto risulterà utile approfondire se, “con il senno di poi” fosse più congrua un’esperienza di testimonianza o un’esperienza di mediazione?
• la seconda riguarda il diverso posizionamento strategico di Este rispetto al territorio provinciale negli anni 50 e negli anni 2000.
Perché negli anni 50 Este era la seconda città della provincia di Padova ed ora ha perso l’eccellenza e si ritrova al livello di tanti altri comuni?
• la terza riguarda opere importanti quali l’imponente ristrutturazione del, Patronato SS. Redentore e la realizzazione in corso di perfezionamento ‘di un modulo della nuova Casa di Riposo. Perché tali risultati non sono stati raggiunti prima?
Certamente il merito prioritario va alla comunità cristiana, ma non deve essere sottovalutato lo spirito di massimo rispetto e di valorizzazione verso ogni iniziativa della società civile; per quanto riguarda la Casa di Riposo non bisogna dimenticare la particolare attenzione da parte di esponenti di Alleanza Nazionale.
• la quarta tocca le linee operative per il futuro ed in particolare la necessità, dopo aver analizzato e riconosciuto anche gli aspetti più tristi della storia del movimento politico dei cattolici estensi, di trovare forme e strutture di collaborazione fattiva al di là delle opinioni politiche e delle appartenenze partitiche, ai fini di una reciproca emulazione del nostro essere cristiani, e quindi del bene comune della nostra città.
In mezzo al guado è l’esperienza politica del nostro sindaco dotto V Mengotto. Ritengo che l’amministrazione comunale di Este abbia apportato un valore aggiunto di efficienza manageriale unico negli ultimi anni; deve ora confermare di essere un leader politico per Este, in termini di visione e operatività strategica (decollo industriale, del turismo, sviluppo e integrazione comunitari, viabilità) ed in termini di appartenenza (ideologica-politico e di stabilità interpersonale). In mezzo al guado anche l’Associazione culturale “Radici “.
Nei prossimi numeri esporremo la nostra identità, in termini di esperienza vissuta, di proposta culturale e di impegno morale e sociale.
Proprio perché la nostra esperienza =- ne prima e va oltre l’esperienza politica e partitica, e poiché la nostra presenza continua a crescere, si pone e si porrà il problema non solo di continuare il processo di approfondimento e di radicamento esistenziale, ma anche di distinguere, separare, il momento politico da culturale.
Corrado Corrà
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