Il federalismo scolastico, “al dunque”, comincia dai piani provinciali per la riorganizzazione della rete scolastica territoriale, i quali debbono tendere al riequilibrio delle dimensioni delle istituzioni scolastiche esistenti ed alla definizione di assetti organizzativi stabili nel tempo, sulla base delle specifiche esigenze dei rispettivi bacini d’utenza, garantendo tanto alle zone attualmente svantaggiate un’ adeguata offerta formativa, tenendo conto delle situazioni di
degrado” disagio e devianza che sono fenomeni di descolarizzazione, dispersione e di insuccesso formativo, quanto il riconoscimento dell’autonomia scolastica anche nelle aree territoriali di rilevante sviluppo demografico e socioeconomico.
Per acquisire o mantenere la personalità giuridica gli istituti di istruzione devono avere una popolazione compresa fra 500 e 900 alunni, anche unificati fra loro per “garantire”, che non significa soltanto facilitare, una più agevole fruizione del servizio di istruzione, rispettando prioritariamente le positive esperienze di sperimentazione di nuovi programmi ed ordinamenti didattici.
Per il raggiungi mento degli indici sopraindicati, 700 alunni in media, le singole scuole sono unificate orizzontalmente
con le scuole dello stesso grado comprese nel medesimo ambito territoriale oppure – ed è questa la novità – verticalmente in istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media, a seconda delle esigenze educative del territorio, in primis della “continuità educativa”, già sancita dalla C.M. n. 339/92 e richiamata nelle Premesse generali dei programmi delle elementari e medie, negli Orientamenti per la materna, nella legge n. 148, oltre che raccomandata quale strategia contro la dispersione nelle conclusioni del Consiglio dei Ministri U.E. del 21.12.1996.
La sede principale dell’istituzione scolastica, di norma, dovrebbe essere fissata nel Comune in’ cui risiede gran parte dell’utenza, affidandone nel prossimo futuro al Sindaco il compito del consolidamento dell’assetto organizzativo delle
scuole dell’obbligo, sulla base del principio di sussidiarietà.
Inoltre, tutte le future autonomie scolastiche non potranno essere eccessivamente pletoriche, né, al contrario, scarsamente dimensionate, poiché al numero di alunni frequentanti non meno di 200 giorni saranno essenzialmente correlate le risorse finanziarie dell’ autonomia organizzativa e didattica, anche se si deve tener conto per il riequilibrio dimensionale di alcuni elementi di flessibilità, come l’esistenza di laboratori, eventuali corsi serali per adulti nelle scuole dell’ obbligo oppure corsi per il perfezionamento degli adulti nelle superiori ecc.
Enzo Zanetti
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