È da più di un anno che il Prof Mario Dabalà ci ha prematuramente lasciati.
Nei molti che l’hanno conosciuto il ricordo della sua limpida persona è assolutamente intatto.
È stato un profondo conoscitore della cultura classica, che ha saputo trasmettere in modo non farraginoso o ammuffito, ma vivo e vero, perché capace di far sentire quei valori come indispensabili per “costruire” l “uomo ” su basi illuminate, robuste, tolleranti.
È stato impegnato in campo politico e ha caratterizzato la sua presenza col rispetto per le opinioni altrui, con la certezza delle proprie idee, con la passione per quanto attiene alla crescita civile e politica del Paese.
Generoso di battute intelligenti, affabile e gentile con tutti, aveva nella scuola la sua seconda famiglia. Chi lo ha conosciuto in questo ambiente lo ricorda per la gentilezza dei rapporti umani, per la capacità di ascolto, per la cordialità e allegria.
Aveva la pazienza di aspettare il frutto del suo lavoro negli allievi che si sentivano rassicurati, mai intimoriti dal modo con cui affrontava e analizzava una poesia di Catullo, un passo di Tucidide, un coro di Sofocle, proprio perché sapeva rendere questi autori contemporanei a noi e quindi veramente universali. Inoltre ha scritto un commento al “De faeto” ciceroniano, che, per il suo valore, si confida venga quanto prima debitamente pubblicato.
Per queste ragioni e per molte altre ha lasciato nei congiunti, negli amici, negli allievi, nei colleghi e nel personale della scuola una preziosa testimonianza di autenticità e una memoria incancellabile.
Forte di una fede cristallina è venuto meno come compagno lungo il sentiero di questo nostro viaggio terreno:
vive ora nella dimensione che gli è propria, pura, luminosa, eterna.
Paolo Bottaro
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