Pùò raccontarci brevemente la sua esperienza umana e professionale?
Sono estense per caso essendo arrivata in questa Città nel 1969 per motivi di lavoro.
Avevo vinto un concorso per fare l’ostetrica capo presso la Divisione di Ostetricia e Ginecologia del nostro Ospedale,allora molto piccolo ( poco più di 100 dipendenti) e tutto il mio sogno si era avverato.
Poi i 35 anni passati(anzi volati) lavorando all’interno dell’Ospedale prima e dell’ULSS poi mi hanno dato l’opportunità di esprimermi non solo nell’assistenza diretta ma anche nell’organizzazione e nella didattica; aree vaste che mi hanno imposto anni di studio per essere sempre aggiornata ed in linea con la legislazione vigente.
Anche l’esperienza umana è stata ricchissima perché si è rivolta dapprima ai pazienti, poi agli allievi infermieri e operatori sanitari di varie categorie e agli stessi infermieri per la formazione permanente, poi ai dirigenti ed amministratori per la parte organizzativa ed, infine, l’esperienza acquisita mi ha dato la possibilità di andare “oltre la mia ULSS” e di fare parte di varie Commissioni Tecniche in altre ULSS, di essere Componente in molte selezioni e concorsi del personale infermieristico nella Regione Veneto ,di essere Componente della Commissione Tecnica Regionale che ha elaborato la stesura della “legge regionale” del Servizio Infermieristico, di essere Rappresentante Regionale nelle Commissioni per gli Esami di Stato degli Infermieri Professionali,ecc
Ho vissuto la professione con grande impegno e ho potuto dare alla professione un contributo concreto anche con l’insegnamento delle metodiche più nuove quali ad esempio “ la pianificazione assistenziale per obiettivi seguendo modelli teorici di riferimento “ , la V. R. G. nell’assistenza infermieristica e la “ricerca applicata” al miglioramento dell’assistenza.
Come qualifica ,ora,il suo impegno come assessore del comune di Este?
Nell’impegno politico rivolto ai probemi sociali e alle politiche giovanili,che desidero qualificare come un servizio di accoglienza alla persona, ho portato la mia esperienza professionale,che mi permette di affrontare le più svariate situazioni senza farmi “ prendere dal panico”.
Ed è proprio l’approccio “globale” ai problemi che la persona presenta (sociali,sanitari,psicologici) trova nella mia formazione professionale e culturale il metodo appropriato.
I cittadini che a tutt’oggi si sono rivolti a me per “ parlare “ di ciò che li preoccupa sono oltre 2000 e così è anche apparso ai miei occhi un mondo “estense” nuovo,sotterraneo e invisibile ai più.
La malattia fisica non può essere nascosta; bene o male si è costretti a “renderla nota”.
Se ci si incontra negli ambulatori medici si parla; anche se ci si ricovera è un atto visibile; anche se viene il medico a domicilio tutti lo vedono e poi la malattia è un evento che succede al fuori della nostra volontà, non abbiamo colpa se ci ammaliamo; nessuno ci critica perché abbiamo subito un intervento, ma anzi è naturale un atteggiamento di incoraggiamento e sostegno da parte da chi lo viene a sapere e, alle volte, l’aiuto viene dato spontaneamente. E’ nella natura umana soccorrere chi sta male e ciò dalle origini dell’uomo.
Acanto ai “malanni “ fisici,cosa può dirci del malessere sociale ?
Il malessere sociale è diverso ,è più nuovo ( se ne parla da un centinaio di anni o poco più), è anche vissuto come una vergogna (disoccupazione,emarginazione,abbandono ecc…) e molto spesso con un senso di colpa che è del tutto fuori luogo.
Per questi motivi il “caso sociale” è reso pubblico quando “scoppia” e a questo punto affrontarlo comporta impegno di
più soggetti e nonostante ciò spesso è irrisolvibile.
La società che sta bene tende a “puntare il dito” contro certe situazioni liquidando il tutto con un superficiale “se è in questa situazione è perché l’ha voluto. Invece nessuno vuole star male. E’ più facile prendere le distanze piuttosto che impegnarsi in un aiuto concreto che nel sociale, come si è detto, coinvolge più soggetti , dal comune cittadino alle istituzioni e agli specialisti del caso.
Anche Este quindi,cittadina ridente ai piedi dei Colli, con un buon livello culturale e di impegno sociale stanti le numerose associazioni presenti ha tuttavia un volto “ nascosto”, rappresentato dalle più svariate situazioni.
Prima di tutto la “povertà” ,quella vera rappresentata dalla impossibilità di far fronte alle spese quotidiane o che ti impone di fare delle scelte : non paghi l’affitto e allora puoi mangiare, oppure paghi l’affitto ma la luce, l’acqua, le medicine non le puoi pagare.
La richiesta per ottenere un contributo economico passa attraverso una “istruttoria” che i Servizi Sociali sono obbligati a fare per una verifica della situazione reale. Spesso chi ha veramente bisogno si vergogna di chiedere ,si vergogna di fare vedere in quale situazione si trova e allora viene tardi, quando c’è già uno sfratto esecutivo oppure quando l’azienda che eroga luce o gas avverte che sospende il servizio.
Ci vuole poco perché una situazione familiare si capovolga; basta una separazione, un licenziamento o una morte improvvisa del capo famiglia oppure la presenza di un componente familiare tossicodipendente o etilista e l’equilibrio salta, con tutte le conseguenze del caso.
Anche ad Este si osserva inoltre la “crisi della famiglia” come istituzione; sono molte le separazioni delle giovani coppie ( 8 nel solo mese di gennaio 2000) e sono molte le coppie che decidono di “convivere” anziché sposarsi.
La lettura può essere l’incapacità di assumersi delle responsabilità ma in realtà c’è l’incapacità a vivere il rapporto interpersonale nel rispetto delle differenze reciproche, aspirazioni,desideri e stili che bisogna saper raccordare come in un grande puzzle i cui pezzi, pur essendo diversi gli uni dagli altri, alla fine possono combaciare perfettamente dando luogo a meravigliosi disegni, come può e deve essere meraviglioso il disegno di un progetto familiare.
Anche i vari corsi prematrimoniali a poco servono se non si parte da una più profonda conoscenza della”persona” e del patrimonio interiore(spirituale, etico, sentimentale) che fanno dell’uomo un essere unico ed irripetibile.
Manca spesso, nelle persone che incontro per motivi del mio servizio,la consapevolezza del loro “valore” in quanto persona, in quanto portatori di un patrimonio immenso che deriva dall’origine e dal destino dell’uomo,fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Dove questa consapevolezza è presente c’è anche maggior capacità di reagire,di fare,di accettare situazioni anche molto pesanti.
I Piani di Zona hanno messo in evidenza che una famiglia su tre presenta al suo interno un “problema” che può essere rappresentato da un anziano ammalato o da un disabile o da un paziente psichiatrico o un minore in difficoltà o dalla miseria o da un tossicodipendente e così via, e questa è una situazione che non si può sottovalutare.
Quali sono,in sintesi ,le condizioni per un migliore benessere sociale?
Chi amministra deve creare le condizioni affinchè la Comunità tutta possa concorrere al miglioramento del benessere sociale. Lo sviluppo del territorio dovrà vedere insediamenti lavorativi,anche attraverso cooperative sociali, per l’inserimento delle categorie più deboli, più servizi mirati al sostegno delle famiglie in difficoltà e più coinvolgimento e partecipazione dei cittadini tutti alle attività del proprio territorio.
Solo un grande senso di appartenenza infatti permette di raggiungere obiettivi comuni e fa sentire meno soli i meno fortunati.
Innocenti Gianni
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