Nell’ambito dell’impegno trentennale, la presenza di Radici nell’ultimo decennio è stata determinante per gli equilibri politici estensi.
Cari lettori, dopo esserci occupati nelle scorse pubblicazioni di “Radici” di alcuni problemi della nostra Città (Statale 10, Ospedale, Lavori Pubblici, Scuola, Servizi Sociali), credo sia arrivato il momento di presentarvi, sinteticamente, la nostra esperienza personale e politica che inizia nel lontano 1972 e che continua ancor oggi.
Nel 1972 l’allora piccolo gruppo nasce per l’azione di tre amici che rispondono al nome di Ivo Cogo, Gianni Innocenti e Remo Realdon; nelle elezioni amministrative estensi del 1975 esprime due consiglieri comunali: Alberto Polin e Ezio Feriani.
Il Gruppo si arricchisce nel tempo di altri amici tra cui Leonardo Scapin, G. Paolo Rossato e G. Gherardo e, dal 92 in poi, Gianna Anselmi, Ruggero Visentin e anche dello scrivente.
La nostra esperienza nasce come quella di un Gruppo di cattolici moderati e volutamente non integrati (nella DC evidentemente).
Questa iniziale fase di circa 20 anni 72-92 la troviamo sintetizzata nell’articolo “Verso la IV Stagione” redatto nel 94 e, per quanto riguarda l’aspetto prepolitico e di arricchimento personale, nell’articolo “Laicità degli aspiranti cristiani”.
Tale esperienza dimostra che l’iniziale impegno politico si è trasformato nel tempo in una consapevole testimonianza morale, merito anche della ricerca esistenziale personale.
Nella seconda fase: dal 92 a oggi, dopo l’esplosione del fenomeno “Lega” e lo sfaldamento della DC con la vicenda Tangentopoli, la nostra presenza operativa, di fatto, è stata sempre determinante per la formazione degli equilibri politici estensi.
Nel 1992 il reciproco rifiuto della nuova maggioranza del consiglio comunale, che non ci ha accettato come espressione dell’elettorato moderato (moderato ma libero e non integrato nel gruppo di potere democristiano che aveva governato a Este) è diventato il motivo fondamentale del suo fallimento politico.
Infatti, l’elettorato estense rimaneva moderato ed aveva solo bisogno di un rinnovamento della classe politica dirigente e certamente non poteva essere efficacemente rappresentato dalla nuova coalizione politica.
Nel 1995 il nostro Gruppo di Centro contribuì in maniera determinante alla formazione del Polo.
L’esplicito appoggio e sostegno della locale gerarchia ecclesiale determinò il successo del centro-sinistra, nelle elezioni amministrative di quell’anno, e del suo candidato a sindaco Toso; ma a poco servì perché rapidamente quella compagine amministrativa si sfaldò da sola.
In quell’anno abbiamo offerto alla comunità estense due contributi essenziali:
* Il primo (ricompresso come elemento qualificante del programma del Polo) riguarda il posizionamento di Este all’interno della Bassa Padovana: Este poteva, e può, riguadagnare il tempo perduto con le amministrazioni del centro-sinistra, e quindi diventare importante per il territorio circostante, solo nello spirito di collaborazione con i grossi centri della Bassa Padovana (Montagnana, Monselice, Conselve), superando, quindi, il campanilismo negativo (vedi, ora, l’azione per l’ospedale unico).
* Il secondo contributo riguarda la SS 10. Il nostro studio sulla strada come asse portante per lo sviluppo della media padana (Este–Cremona-Torino), riprodotto sull’opuscolo: “Conosciamo insieme la nuova SS10, storia e promesse, nostro contributo alla chiarezza” si è posto come una pietra miliare per i successivi contributi alla soluzione concreta del problema.
Nel 1997 la nostra decisione, presa in extremis, di partecipare nelle liste del Polo, è stata determinante per la sconfitta della lista che rappresentava il tentativo di restaurazione dei vecchi equilibri che avevano governato Este nel passato e che avevano legato la gerarchia ecclesiale con il potere politico (Este Viva).
Allora ci assumemmo il rischio del nuovo, sostenendo il candidato sindaco Menegotto.
I positivi risultati di questa amministrazione sono sotto gli occhi di tutti.
Il contributo dei nostri amici nell’ambito dell’amministrazione comunale si è riversato tra l’altro:
* nel settore dei Servizi sociali e delle politiche giovanili a mezzo dell’assessore Gianna Anselmi con risultati apprezzati da tutte le parti della cittadinanza;
* sull’ospedale di Este, individuando per primi il disegno penalizzante della precedente gestione e in positivo la soluzione di ogni problematica nell’ospedale unico, on sintonia alla scelta strategica di risolvere i problemi della Bassa Padovana attraverso la collaborazione dei centri limitrofi, di cui si è ottenuta l’unanimità dei consensi.
Gli ultimi dati sulle fughe dalle strutture sanitarie dell’intero territorio dell’ASL 17 confermano che nel medio termine l’Ospedale unico rimane l’unica soluzione possibile per assicurare agli utenti del territorio una sanità efficiente e pronta a rispondere ad ogni richiesta,
* sul piano regolatore i nostri amici (Visentin e Cogo) hanno assunto e proposto una posizione realistica, facendo approvare dal consiglio comunale una delibera che impegna l’amministrazione a porre in essere una analisi atta ad accertare che l’obiettivo fondamentale di rivitalizzare il centro storico (individuato dall’amministrazione Toso e continuato dall’attuale) sia concretamente percorribile, tenendo conto anche dell’andamento del mercato.
L’impegno culturale dell’associazione si è tradotto in particolare nella realizzazione di:
* Un convegno sul tema: “Dal diritto alla vita alla cultura della vita” con la partecipazione di relatori a livello nazionale, come il prof. A. Baldassarre e il prof. M. Palmaro, il cui eco concreto ha certamente contribuito alla realizzazione congiunta, tra l’amministrazione e l’associazione preposta, di un’iniziativa estremamente qualificante;
* Un convegno su “L. Sturzo cattolico popolare e liberale”, che ha chiarito a noi tutti il significato essenziale di un vero popolarismo e di un vero liberalismo, “incrinando miti e ipocrisie dell’attuale e vecchia sinistra cristiana, tra cui ricordo alcuni sostenitori del referendum sul divorzio”.
Non si entra qui nel dettaglio del programma della prossima amministrazione della (Casa delle libertà”, che sarà illustrato dalle forze politiche che ne fanno parte, ma si ritiene di evidenziare che la conferma dell’attuale maggioranza garantisce continuità della ripresa dello sviluppo di Este e dell’intero territorio della Bassa Padovana, che dispone delle seguenti opportunità di carattere strategico:
– la realizzazione imminente della nuova SS 10 e a Este delle nuove bretelle di collegamento,
– il prolungamento dell’autostrada Valdastico, da Vicenza a Rovigo,
– le condizioni in essere per il sorgere diffuso di nuovi insediamenti produttivi,
– l’ospedale Unico,
– il potenziamento del tribunale ad Este,
– la valorizzazione del turismo e del parco dei Colli Euganei,
– il Centro professionale del “Manfredini”, quale risorsa formativa strategicamente necessaria per assicurare lo sviluppo della formazione professionale, produttivo e umano
– la realizzazione della prima università italiana dell’artigianato (ceramica, legno etc.), presso il Chiostro S. Maria delle Consolazioni di Este.
Tali opportunità saranno certamente e concretamente realizzate se la nuova amministrazione comunale continuerà ad essere omogenea con l’attuale governo regionale.
La convinzione di una precisa scelta verso “la Casa delle libertà” è inoltre motivata dalle seguenti riflessioni a livello nazionale.
Prima e seconda repubblica
I governi dell’Ulivo (Prodi, D’Alema 1 e D’Alema 2, Amato) non hanno assicurato all’Italia la maturazione alla seconda repubblica, anzi ci troviamo tra le pieghe peggiori della prima.
La consorteria della prima repubblica tra la Confindustria, rappresentata dalla grande industria e i sindacati, ha continuato a supportare i governi dell’Ulivo.
Ora, però, le seguenti trasformazioni verificatesi all’interno delle forze sociali, annunciano la fattibilità concreta di un cambiamento degli equilibri anche a livello politico, che permettano l’avviarsi sotto l’azione determinante della “Casa delle libertà”, guidata dal suo leader Berlusconi, della realizzazione della seconda repubblica.
Infatti:
* la Confindustria non è più egemonizzata dalla grande industria a contributo statale (congiuntamente alla crisi del ruolo del salotto buono di Mediobanca, sia pure aiutata da decessi naturali, che di fatto aveva ed ha ancora il controllo della stampa italiana), ma, in questi ultimi tempi, è retta da una leadership della piccola e media industria, tra cui il veneto Tognana;
* il potere sindacale, non è più egemonizzato dalle sinistre, ma con Pezzotta la C.I.S.L. si è avviata verso un processo di maggiore autonomia e di modernizzazione del ruolo sindacale;
* la gerarchia ecclesiale, a livello nazionale ha finalmente una posizione di neutralità partitica, che non vuol significare assenza dalle problematiche politiche, ma maggior libertà e, quindi, anche maggior possibilità di incidenza sui grandi valori, come dalla stessa individuati: Vita, Famiglia, Educazione e formazione della gioventù (scuola), Lavoro e Solidarietà.
Auspico il passaggio deciso alla seconda repubblica, cioè ad una riorganizzazione dal profondo di tutti gli apparati dello stato, ad una riforma dell’architettura dello stato, all’attuazione di una nuova ricetta del benessere e all’attuazione di una nuova politica sociale. Sono convinto che anche a livello nazionale con la realizzazione della seconda repubblica possano maggiormente esprimersi le energie della società civile. “ Libera società in libero stato”, riproducendo, in tal senso, ciò che si è verificato ad Este nell’ultimo quadriennio.
Certamente sussistono rischi connessi alla democrazia sostanziale (perché, tra l’altro, non introdurre le primarie?) e alla “pace sociale”, ma credo che per superarli non sia opportuno nutrire nostalgia per Andreotti, la cui ricetta ideale ed operativa ha portato alla bancarotta dello stato. Andreotti e la vecchia classe dirigente (al di là dei meriti storici acquisiti) si sono politicamente bruciati.
Se è utile e necessario guardare a personaggi della tradizione che non presentino ombra alcuna, bisogna andare a riscoprire Luigi Sturzo e Luigi Einaudi, come già esposto nel numero precedente di “Radici”.
Tornando ad Este
Tenendo conto delle precise indicazioni della Gerarchia Cattolica nazionale, ci domandiamo, in che misura, ad Este, detti valori siano o meno stati rispettati e realizzati.
La realizzazione della nuova Casa di Riposo con il contributo determinante della Regione veneto, la continuità dell’attività del “Morini-Pedrina”, il consolidamento del nuovo centro professionale del Manfredini, l’attenzione concreta ai problemi della vita, dell’infanzia e dei minori, le Case popolari, l’attuazione dei piani di zona socio-sanitari e di tutti gli altri interventi nel mondo del sociale, la nuova area per gli insediamenti produttivi non costituiscono forse elementi sufficienti per una valutazione complessivamente positiva, o forse, sono realtà meno significative del meritorio disboscamento della pineta?
Mi domando, perché, pur riconoscendo la più ampia libertà delle scelte individuali, nelle liste di sinistra e di centrosinistra, come si è verificato nel 97, sono presenti persone che rappresentano ufficialmente le associazioni ecclesiastiche e/o ne costituiscono il braccio operativo ufficiale, consolidando un elemento di frattura tra i cattolici nella partecipazione alla comunità ecclesiale?
Perché il mondo cattolico ufficiale estense non si è adeguato, maturando, alle posizioni raggiunte a livello nazionale?
Forse perché non si è ancora liberato dalla nostalgia di un passato che con l’egemonia della Democrazia Cristiana assicurava l’illusione di una società estense solo formalmente impregnata tutta di valori cristiani?
Il gruppo di cui faccio parte ha, a tempo debito, cioè già nell’84, denunciato la situazione di menzogna al riguardo, e non si fa nessuna illusione, ora, su alcune caratteristiche quasi “post-cristiane” anche della società estense, che tende a configurarsi sempre più come una società radicale (ricordiamo fra l’altro la fragilità della famiglia e la denatalità).
Da ciò la consapevole posizione di essere tuttora minoranza non integrata.
Sono convinto che gli aspetti negativi dell’attuale società vengono prima dellapolitica e dei partiti, che ne riflettono tutti i malanni. Le rappresentazioni televisive della Rai tv e della rete televisiva di Cecchi Gori (senatore del partito popolare) non sono migliori, né peggiori, delle altre di Mediaste.
Anche se l’esperienza personale del primo gruppo di Radici ha toccato dimensioni esistenziali, è nostro dovere continuare ad essere politicamente presenti, pur rifiutando come associazione qualsiasi una identificazione meramente partitica, in quanto la nostra esperienza, come documentato, viene prima e va oltre l’impegno meramente politico.
La nostra presenza politica e Forza Italia a Este
Nella volontà di essere ancora politicamente presenti, presenti per quanto possibile anche nei partiti, quali normali strumenti dell’azione politica, ripercorriamo brevemente gli equilibri partitici e politici ad Este negli ultimi otto anni.
Nel 94 si è verificata una situazione analoga a quella del 78.
In quel periodo, in cui è stato posto in essere il tentativo ben definito di compromesso storico (cioè dell’alleanza formale di governo tra D.C. e P.C.I.), ed Este, e non solo in Este, i miei amici sono stati gli unici all’interno della D.C. a resistere in una posizione politicamente moderata e, quindi, di netta opposizione a detto compromesso storico.
Allo stesso modo, nel 94, la maggior parte dei “cattolici” si è buttata nel P.P.I., mentre noi, ad Este, come “aspiranti cristiani” siamo stati gli unici a scegliere lo schieramento del polo di centro-destra.
Come allora, dal 78 in poi, i sostenitori del compromesso storico si sono sciolti come la neve al sole, cosi, ora, stiamo assistendo anche ad Este al dissolvimento del Partito popolare; tale constatazione è comunque amara, ma è una cosa naturale e storicamente comprovata, in quanto tutti i movimenti politici cristianamente ispirati non hanno mai trovato uno spazio duraturo nel centro-sinistra perché, di fatto, sono stati e sono in tutta Europa alternativi alla sinistra e al centro sinistra.
Sempre ad Este, confermata la presenza del CCD, consolidata, dopo un “andirivieni” la presenza nella “Casa delle libertà” del C.D.U., alcuni nostri amici, fra cui lo scrivente, hanno ritenuto dopo attenta riflessione, di consolidare la presenza individuale di “aspiranti cristiani” anche in Forza Italia, che nel frattempo aveva aderito al PPE: Partito popolare europeo.
Il polo è diventato, quindi, “Casa delle libertà” ed il programma della stessa Casa delle Libertà è diventato più aperto verso un’economia sociale di mercato.
Come è noto, l’occasione per l’adesione di alcuni del nostro gruppo al partito di Forza Italia è stata offerta anche dal problema dell’Ospedale.
In tale contesto ho aderito alla lista di Forza Italia, che sostiene il candidato sindaco Mengotto nelle imminenti elezioni amministrative e ritengo di poter mantenere, nel pieno rispetto delle regole del gioco, la personale identità, quale è offerta da una trentennale coerenza ed esperienza.
Poiché, però, il partito di Forza Italia non è l’Associazione culturale Radici e Radici non è Forza Italia, lascio la presidenza dell’Associazione in buone mani, certo che essa continuerà con il vostro sostegno a svolgere ancora un ruolo e un impegno culturale integralmente umano.
Corrado Corrà
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