SERVIZI SOCIALI O ACCOGLIENZA ALLA PERSONA?
di C. Corrà
Nel primo numero di Radici, pubblicato nel 1986, ci eravamo chiesti se Este fosse una città a misura d’uomo.
Certamente, rispetto ad altre realtà urbane, non possiamo dire che sia definitivamente perduto questo favorevole connotato: non esiste la prostituzione, non esiste la delinquenza concentrata in zone malfamate; sussiste una rete diffusa di persone ed associazioni dedite al volontariato, esiste un certo equilibrio tra l’ambiente e le attività produttive, la disoccupazione è sempre presente, ma senza superare le medie di altre cittadine, l’immigrazione rappresenta un problema, che appare però gestibile, sia pure tra mille difficoltà. Si sta consolidando anche una certa vivacità culturale.
Se questo è vero, è altrettanto vero che non possiamo dire che Este sia rimasta un’isola felice.
Bastano alcuni dati riportati negli interventi dell’assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche giovanili, Gianna Anselmi per confermare questa affermazione.
Anche in Este è evidente la crisi della famiglia, come istituzione primaria della società: molte sono le separazioni delle giovani coppie (da un’indagine pubblica recente risultano separate quattro coppie su dieci sposate), cosi come non sono rare le coppie che scelgono la convivenza rispetto al matrimonio.
Una recente fotografia del territorio dal punto di vista socio-sanitario, sviluppata in occasione della redazione dei Piani di Zona dei Servizi Sociali, pone in rilievo che nell’Asl 17, di cui Este fa parte, vi sono 17000 famiglie su 59000 totali, cioè quasi una su tre, che presentano “situazioni di profondo disagio”, che vanno dall’Handicap, alle turbe psichiatriche, al disagio degli anziani bisognosi, dei tossicodipendenti, per finire ai problemi materno-infantili.
A cornice di quanto sopradetto si evidenzia l’altissimo indice di denatalità che enfatizza questi elementi di disagio e che, unito alla pratica dell’aborto, diventa cartina di tornasole della situazione di sofferenza presente nel tessuto etico e sociale.
Quanto è successo ad Este nei primi giorni del 1999 ha contribuito a far tramontare l’idea che Este fosse rimasta un’isola felice.
L’immediata e corale risposta della città, assieme alla proclamazione del lutto cittadino, ha rappresentto una presa di coscienza più profonda e più vasta dei pericoli presenti nella società, e quindi anche ad Este, che possono mettere in crisi i fondamenti stessi della comunità civile.
Queste brevi considerazioni, non certo entusiasmanti, ci hanno indotto a pubblicare in questo numero una serie di articoli e riflessioni con le quali si vorrebbe tentare di meglio capire le cose e se possibile di trarre da essi utili spunti per un’azione efficace e positiva.
Un primo articolo proposto al riguardo è un’analisi articolata sul tema: volontariato tra realtà e utopia, sviluppata dal prof. Ulisse Drago, in omaggio a tutti coloro, e sono numerosi, che impegnano tempo ed energia a favore del prossimo.
Il secondo articolo è una lettura sintetica della complessità del “culturale odierno”, post-moderno, quale risulta dallo schema consegnato dall’oratore Don Carlo Busana, direttore del Manfredini, in occasione della conferenza tenutasi presso il patronato del SS. Redentore, alle coppie presenti della parrocchia del duomo che festeggiavano il trentesimo o il ventesimo di matrimonio.
Nel terzo articolo sono presentate alcune riflessioni, più o meno pertinenti, di Silvio Radicante, che si è permesso di riprendere, reinterpretando a suo modo, il filo logico presente nello schema proposto come “lettura sintetica degli anni 2000”.
Infine nell’ultimo ci siamo domandati poi se l’esperienza operativa svolta dall’assessorato ai Servizi Sociali e alle Politiche giovanili del comune di Este negli ultimi tre anni possa essere qualificata come uno sforzo teso non solo ad offrire dei servizi, quanto piuttosto si possa accreditarla come un impegno ad accogliere le Persone in difficoltà. Ciascun lettore e cittadino può darsi da solo la risposta.
Un fatto è certo, ed è che gli amici si lamentano che l’assessore abbia fatto ben “poca politica”, e che invece abbia tenacemente “tirato dritto” nell’intento di risolvere i concreti problemi delle persone che le si accostavano numerose e bisognevoli (sicuramente più di duemila in questi anni) ed abbia affrontato progetti e programmi con taglio professionale, certamente non ideologico o partitico.
Volentieri ricordo e sottolineo che molti progetti che l’ASL 17 ha predisposto in questi anni e in questo settore, hanno avuto come protagonista l’assessorato del comune di Este, come risulta evidente da alcune relazioni che abbiamo riportato in questo numero.
Anche se l’attuale situazione presenta indubbi segnali di decadenza morale ed umana, ritengo che i tempi attuali non siano peggiori o migliori di altre epoche passate; la gravità dell’oggi sta nella pretesa di accantonare nell’orizzonte quotidiano lo stupore, la presenza del mistero; la gravità sta nell’autosufficienza dell’uomo, anche del cristiano, nella insufficienza o addirittura mancanza del senso religioso, del senso della contingenza, della mancanza del bisogno di Dio nella vita di ogni giorno. E pensare che per essere felici sarebbe sufficiente avere il cuore di un bimbo che riconosce di essere amato da Dio, e allora la vita è piena, è realizzata, “cascasse pure il mondo attorno”. E ritengo che gran parte di coloro che “corrono” a Rivadolmo, non si attendano l’avvento di cose strane, ma il rinnovo del miracolo di riconoscersi amati da Dio.
Corrado Corrà
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