di Mario Palmaro
filosofo del diritto e docente presso la Pontificia Università “Regina Apostolorum” di Roma
Tra gli aspetti più inquietanti della fecondazione artificiale extracorporea in vitro (FIVET) vi è, come molti sanno, il gran numero di embrioni umani che vengono sacrificati nella speranza di ottenere una nascita. Questo fatto presenta non soltanto implicazioni morali, ma ha evidenti risvolti giuridici. Se infatti una libera condotta dell’uomo provoca la morte di altri ” uomini innocenti, non ci troviamo più solo sul terreno di una violazione dei principi etici, ma sconfiniamo nel territorio degli illeciti giuridici di rilevanza penale. Poiché compito della legge è proprio tutelare i diritti fondamentali della persona, e impedire che essi siano calpestati. In altre parole: la FIVET viola i principi fondamentali della morale naturale perché si fonda sulla produzione di esseri umani mediante un atto tecnico che sostituisce l’abbraccio coniugale.
Materia attinente l’etica sessuale. Ma, per sourappiù, la FIVET – sia essa omologa o eterologa – presuppone l’eliminazione di decine e decine di embrioni umani: materia che riguarda il quinto comandamento e che non viola il precetto morale e giuridico “non uccidere”.
Aborti spontanei?
Riassumendo: sappiamo per certo che la FIVET comporta inevitabilmente la morte di oltre il 90% degli embrioni collocati nel corpo della madre. Come deve essere giudicato questo fatto?
Secondo alcuni, una simile ecatombe di vite umane innocenti non deve essere considerata una forma di omicidio. Secondo questa interpretazione, la Fivet non avrebbe una natura intrinsecamente uccisiva. Queste conclusioni sono tratte sulla base di alcune argomentazioni:
a. una rilevante perdita di embrioni si verifica anche in natura, quando il concepimento avviene normalmente nel corpo della madre;
b.l’embrione inserito nel corpo della donna affinché si impianti è orientato dal tecnico alla una condotta particolare dell’uomo; nella Fivet, invece, l’incidenza elevatissima di aborti è causata dalla aruficiosiià della tecnica, e soprattutto dal fatto che nei primi giorni di vita il concepito non si trova nel corpo della madre, e dunque entrambe i protagonisti della gravidanza vengono privati della possibilità di instaurare quel dialogo incrociato fittissimo – detto crosstalk – che rende possibile la vita intrauterina.
b. Le cifre diffuse sull’.abortività spontanea sono spesso gonfiate, fantasiose. Autorevoli fonti scientifiche
sono concordi nell’affermare che vi sono molti meno aborti spontanei rispetto a quanti se ne verifichino a seguito di ogni tentativo di fivet.
c. In ogni caso, la presenza di aborti “naturali” non legittima né rende meno grave il verificarsi di aborti provocati. La caduta di un vaso di gerani sospinto da una folata di vento sulla testa di un ignaro passante non rende meno grave il lancio intenzionale dello stesso vaso contro una vittima predeterminata.
d. La condotta di colui che agisce accettando il rischio elevatissimo che un certo fatto accada è del tutto analoga alla condotta di chi agisce per compiere direttamente quella azione. Se lancio pietre da un cavalcavia, pur non “mirando il parabrezza delle auto che transitano, so per certo che vi è un pericolo elevatissimo di fare del male a qualcuno. Non posso affermare di essere innocente perché non volevo colpire nessuno, ma solo divertirmi. In caso di morte, sono imputabile di omicidio volontario.
e. Allo stesso modo, nella Fivet il tecnico di laboratorio sa benissimo che le sue azioni libere producono
esseri umani destinati quasi certamente alla morte. Ne assume la grave responsabilità.
j. Inoltre, queste morti sono accettate come mezzo per dare un figlio alla coppia, con evidente
strumentalizzazione dell’essere umano; e sono desiderate, perché se non si verificano determinano
una gravidanza plurigemellare, la quale sfocia in genere nella cosiddetta “selezione embrionale”. Cioè in aborti selettivi con cui si uccidono alcuni embrioni per lasciarne in vita uno solo.
Il giudizio della Chiesa & il diritto canonico La dottrina cattolica circa la gravità degli aborti che si verificano nelle tecniche artificiali di riproduzione è nota, chiara, incontrovertibile.
Ecco i principali riferimenti:
1.Il documento della Congregazione per la dottrina della fede Donum vitae, pubblicato il 22 febbraio 1987, che al numero 5 della parte II recita:”E’già stato ricordato come, nelle circostanze in cui è abitualmente praticata, la Fivet implichi la distruzione di esseri umani, fatto questo che è contro la dottrina già richiamata sulla illiceità dell’aborto”.
“destinazione alla nascita”, per cui l’impianto sospenderebbe l’artificiosità della tecnica;
c. vi è comunque differenza tra l’uccisione premeditata di embrioni e la perdita prevista e perfino auspicata di embrioni Di solito, questi argomenti sono utilizzati nel dibattito da studiosi abortisti. Ma è assai sorprendente che in questo caso siano autori prolife a equiparare gli aborti da FIVET agli aborti spontanei. Si tratta evidentemente di un errore.
Vediamo perché.
Veri e propri aborti procurati Gli argomenti che negano la uccisività della Fivet possono essere confutati secondo ragione.
Infatti:
a. la perdita di embrioni che si verifica in natura è accidentale, non è originata in genere da
2. il nesso tra fivet e aborto procurato è sottolineato dallo stesso documento, che nella parte III specifica: “L’autorità politica non può approvare che degli esseri umani siano chiamati all’esistenza mediante procedure tali da esporti ai gravissimi rischi sopra ricordati. il riconoscimento eventualmente accordato dalla legge positiva. e dalle autorità politiche alle tecniche di trasmissione artificiale della vita e alle sperimentazioni connesse renderebbe Più ampia la breccia aperta dalla legislazione dell’aborto”.
3. L’enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae, pubblicata il 25 marzo 1995, che al numero 14 recitar'(. ..) queste tecniche registrano altre percentuali di insuccesso: esso riguarda non tanto la fecondazione, quanto il successivo sviluppo dell’embrione, esposto al rischio di morte entro tempi in genere brevissimi”.
4.il numero 26 della Carta degli operatori sanitari usa una formula icastica: “Lafivet omologa è ottenuta al prezzo di numerose perdite embrionali, che sono aborti procurati”.
Se tutte queste affermazioni sono da prendere seriamente, la fecondazione artificiale non, sconvolge soltanto l’ordine naturale della sessualità umana, ma comporta la sistematica violazione del diritto alla vita. Vi sarebbero quindi i presupposti per ritenere applicabili le severe disposizioni contenute nel canone 1398 del vigente codice, dedicato all’aborto procurato. Delitto per il quale è prevista la sanzione della scomunica latae sententiae.
Ricorda
‘Ama la verità; mostrati qual sei e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportato. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”.
Beato Giuseppe Moscati, Medico
Bibliografta
Giovanni Paolo 11, Evangelium uitae, Piemme 1995
Congregazione Dottrina della Fede, Donum uitae, Edb Bologna 1987
Pontificio Consiglio Pastorale Operatori Sanitari, Carta degli operatori sanitari, 1995
Giorgio Maria Carbone, La fecondazione extracorporea, Edizioni
Studio Domenicano, Bologna 2004, esd@alineUt
Mauro Cozzoli. L’embrione umano: aspetti etico normativi, in Identità e statuto dell’embrione umano, Città del Vaticano 1998, p.265
Mario Palmaro, La Fivet tra diritto naturale e diritto positivo, in Pecondazione extracorporea, pro o contro l’uomo, Gribaudi, Milano 2000.
NUMERI PUBBLICATI
Numeri Speciali
RUZANTE E DINTORNI